"L'ultimo porto sicuro è nel Giubileo".
E' una frase fatta, ma per come vedo la mia band preferita, dico tranquillamente che il 2000 è stato l'anno della scissione, tra impero d'oriente e impero d'occidente, tra Berlino Est e Ovest, tra ex filo-Usa freddi ed ex filo-Russi freddi: per me è una scissione altrettanto importante, tanto da vedere gli U2 con occhi completamente diversi fino all'uscita dell'ultimo album di quest'anno (che tratterò in futuro). La mia decade per eccellenza è proprio 1990-2000, dove a parer mio hanno espresso il loro massimo potenziale a livello musicale e letterario, con picchi di assoluto livello inversamente proporzionale al loro successo di vendite. In particolare il periodo "uduico" post 1995 che, con i colpi di coda del planetario successo dello Zoo TV tour che concluse l'era Achtung Baby e Zooropa, ha spianato la strada al discusso Pop nel 1997 (subito dopo la parentesi Passengers), segnando però il declino della band irlandese. Cosa? Declino? Commercialmente parlando si, l'album ha venduto poco più di 6 milioni di copie, garantendo al gruppo lo scettro di album-flop, in termini di numeri. Tradotto in cifre (che poi hanno letteralmente cancellato col il Popmart tour) è tra i loro album meno venduti; ma se parliamo di contenuti e musica è nel podio a mani basse. E' sicuramente un disco passato in sordina, come il seguente, di cui andrò a trattare una canzone in particolare. Sto parlando del The Million Dollar Hotel Soundtrack. Questo piccolo capolavoro è purtroppo "figlio" dei scadenti risultati al botteghino del film omonimo, prodotto quasi interamente da Bono da una sua idea avuta nel 1988. Grazie alla presenza del famoso regista e amico Wim Wenders riesce a realizzare questo pensiero in realtà con la partecipazione di volti noti all'epoca quali Mel Gibson, Milla Jovovich e Jeremy Davies. L'album venne pubblicato nei primi mesi del 2000 con l'assenza di singoli estratti da esso grazie alla Interscope Records, fremente per l'uscita di All That You Can't Leave Behind verso fine anno, con il quale i 4 irlandesi ripresero lo scettro di band più potente del mondo.
Le registrazioni presero piede dalle ultime date del PopMart tour in poi, la creazione di una band appositamente assemblata per la creazione del disco vede tra le fila i soliti noti Brian Eno, Daniel Lanois e Flood, partecipi come al solito nella produzione. La sottovalutata scaletta di canzoni presenti nell'album vede il proseguirsi di una sperimentazione che vede le sue basi oramai un decennio prima confermando il magico momento artistico del gruppo poco prima di abbracciare sonorità più mature e congeniali per l'epoca (Beautiful Day, Elevation, Walk On), con il conseguente boom commerciale (più di 11 milioni di copie vendute per la "valigia").
Le sonorità richiamano il precedente lavoro (Pop) in moltissime forme avvolgendo l'ascoltatore e portandolo a livelli di pensiero superiori alle materialità terrene, melodie lunghe e sinuose accompagnano la voce di Bono garantendo e "pulendo" l'intenso significato delle sue liriche.
La batteria composta da spazzole, poco basso ma intenso, chitarre lunghe e fluttuose danno un'atmosfera noir che descrive perfettamente l'ambiente dentro il Million Dollar Hotel, frequentato unicamente da timorati di Dio.
Questo mini-album è l'ultimo baluastro dell'eterna intensità di quel decennio magico in cui gli U2 i più ricordano gli occhialoni di Bono, i Limoni o per le collaborazioni con Pavarotti, ma a dispetto, trattiene nel profondo la vera essenza della band capace di emozionare il primo ascoltatore con sotto mano i testi, il significato e la storia nascosta dietro alla melodia.Dopo questa breve prefazione andiamo a vedere e analizzare, una delle mie canzoni preferite di tutta la loro carriera, la prima traccia, The Ground Beneath Her Feet.
Nel 1998 a Bono arriva la copia in anteprima del libro di Salman Rashdie prossimo all'uscita per il pubblico l'anno seguente, intitolato come la canzone. La lettura gli piacque e decise così di inciderla direttamente nella colonna sonora con le liriche prese direttamente dal romanzo. L'autore narra la storia di Orfeo ed Euridice in chiave moderna, sotto le spoglie di 2 stelle della musica in una dimensione parallela. Andiamo a scoprire il significato di questa splendida canzone:
THE GROUND BENEAHT HER FEET
La terra sotto i suoi piedi
All my life, I worshipped her
Her golden voice, her beauty's beat
How She made us feel
How She made me real
And the ground beneath her feet
And the ground beneath her feet
Tutta la mia vita ho adorato lei
La sua voce d'oro, il suo battito di bellezza
Il modo in cui ci faceva sentire
Il modo in cui mi rese vero
E la terra sotto i suoi piedi
E la terra sotto i suoi piedi
Bono si impersona in Orfeo, il mitologico e bellissimo artista eterno che con la sua lira incanta il mondo terrestre, in equilibrio con la natura ma sopratutto protetto e associato degli dei. L'amore, l'arte e il mistico aleggiano già nella piccola intro della canzone, con quel suono molto avvolgente che accompagna tutto il brano, quasi sembrasse effettivamente lo strumento magico del nostro personaggio. La famosa musa e amata Euridice è già negli inferi morsa dal serpente, così Orfeo la ricorda omaggiando la sua voce e la sua bellezza, i suoi sentimenti immutati perché lucidi e recenti. Non è più lo stesso uomo senza di lei, il modo in cui "ci" faceva sentire è riferito anche agli innumerevoli corteggiatori della ninfa. La terra sotto i suoi piedi è stata la causa della sua morte (avrebbe pestato un serpente nello scappare), ed è il luogo che ora la imprigiona per l'eternità.
And now I can't be sure of anything
Black is white and cold is heat
For what I worshipped stole my love away
It was the ground beneaht her feet
It was the ground beneaht her feet
Ed ora non posso essere sicuro di niente
Il nero è bianco ed il freddo è calore
Perché ciò che adoravo mi portò via l'amore
Era la terra sotto i suoi piedi
Era la terra sotto i suoi piedi
Orfeo ormai è un uomo diverso, è cambiato, senza il suo amore eterno non può continuare a vivere, tutto sembra diverso, i sensi non rispondono. Ora non è più sicuro di nulla, tutto può succedere perchè sono venute meno le sue certezze nei confronti degli dei. Infatti Virgilio ci racconta come il maestro musicale abbia assunto le qualità del dio Apollo nel controllare gli elementi della natura e capirne l'essenza trasmettendoli con la sua lira, infatti proprio uno dei figli del dio-sole corteggiò la driade Euridice e nello scappare, lei fù morsa da un serpente e morì.
Go lightly down your darkness way
Go lightly underground
I'll be down there in another day
I won't rest until you're found
Vai leggera giù per il tuo sentiero buio
Vai leggera sottoterra
Io sarò laggiù in un altro giorno
Non avrò pace finchè non ti avrò trovata
Il tono della voce si alza, riprende a suonare la "lira" ed è come se Orfeo/Bono smettesse di parlare con sè stesso e riprende coscienza su cosa farà. Il maestro non abbandonerà sua moglie negli inferi, la troverà e la salverà a prescindere da quanto tempo ci vorrà, lui sà che un giorno tornerà a vederla e sarà lì con lei. E' l'unica strofa dove non è presente la terra sotto i suoi piedi come per non ricordarsi dov'è la sua amata, dando un simbolo di speranza alla sua impresa.
Let me love you, let me rescue you
Let me bring you where two roads meet
Oh come back above
Where there is only love
And the ground beneaht her feet
And the ground beneaht her feet
Lascia che ti ami, lascia che ti salvi
Lascia che ti porti dove due strade s'incontrano
Oh ritorna sù
Dove c'è solo amore
E la terra sotto i suoi piedi
E la terra sotto i suoi piedi
La lira ha ripreso il suo dolce suono, come se Orfeo avesse appena superato i cancelli degli inferi incantando Caronte e Cerbero guardie fedeli. La sua musica e le commoventi parole addolciscono Persefone moglie di Ade, consentendolo di vedere Euridice e cercare di riportarla tra i vivi. Comincia così il suo dialogo con la sua amata senza mai guardarla, solo voce, senza musica, ha fermato per un secondo il pizzicare le corde della sua lira, il tono è convincente, sembra quasi vedersi tra le braccia di lei non appena usciti dall'inferno senza mai voltarsi, questo era il patto, questo era l'unico vincolo che lo separava dell'amore eterno. Ricomincia la musica, la lira risuona per le pareti e i gironi degli inferi, una folle corsa scappando dalle atrocità di questo luogo maledetto per rimettervi piede poi quando sarà il giusto momento. Orfeo assapora di già la sua nuova vita con la compagna cercando di raggiungere la strada dei vivi che incontra quella dei morti ai confini della realtà, stavolta con tono più malinconico perchè si sta voltando verso di lei, per parlargli, per guardarla ancora una volta, rompendo così il patto e vedendola svanire davanti ai suoi occhi. Hermes (messaggero degli dei) era lì per controllare che Orfeo non si voltasse appositamente, ma lui cedette alle parole di lei che lo chiamarono, convinta che lui non si voltasse perché invecchiata e imbruttita. I due amanti si diedero la mano per l'ultima volta separandosi piano piano, come la canzone che scompare man mano. Il tocco malinconico e commovente della storia viene espresso in maniera magnifica dall'assolo di chitarra finale, il tono di Bono è perfetto portando l'ascoltatore direttamente sulla scena, mentre Orfeo guarda indietro la sua amata.
Il crescendo della canzone rappresenta splendidamente la storia a cui si aggrappa, le sue emozioni e i suoi sentimenti, fino a sfociare nell'assieme strumentale finale che rende il tutto più vissuto e "sentito". Proprio come Orfeo, tornato nel mondo dei vivi, rinunciò all'amore per il resto della sua vita, questa piccola e bellissima traccia viene ripescata solo in rarissimi momenti dalla band, sopratutto in versione acustica dove riescono ad esprimere la vera intensità malinconica del pezzo. Di nuovo la metafora risulta quanto più veritiera con il nostro maestro d'arti, infatti nella mitologia egli fù ucciso da un gruppo di Baccanti offese per il suo rifiuto di festeggiare con loro, così lui raggiunse Euridice negli inferi; anche questo brano come tutto l'album venne sovrastato dal successo e dalle vendite del potente e festoso All That You Can't Leave Behind finendo nel dimenticatoio per tutti tranne qualche fan accanito, riunendosi poi nell'olimpo eterno dei capolavori musicale usciti dalla mente della band nel decennio alle porte del Giubileo.
QUI possiamo vedere il video originale della band
QUI una delle rarissime esibizioni live acustiche
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